Affacciata sul Cannaregio, la dimora storica Cà Bonfadini
conserva intatto lo splendore del passato,
dono delle famiglie Bonfadini e Vivante.

Dettaglio di un dipinto di Canaletto
Ponte di Rialto
Chioggia
Delta del Po
L'armata di Napoleone in piazza San Marco, 1797
Cannaregio, vista dal ponte dei Tre Archi

 

La storia di Cà Bonfadini segue il percorso di quella di due famiglie: i Bonfadini, che la abitarono tra Sei e Settecento,  e i Vivante, che successivamente diedero nuova vita al palazzo.

 

Entrambe erano famiglie di mercanti; non stupisce dunque che Cà Bonfadini si affacci proprio sul Cannaregio, una delle principali vie di accesso alla città lungo la quale transitavano le merci.

 

 

Mentre il Canal Grande era riservato alla nobiltà e ai grandi eventi istituzionali, gli altri canali avevano una funzione più pragmatica: garantire il flusso vitale della città.

 

Una peculiarità di cui il governo della Serenissima era ben consapevole, ragione per cui nel corso degli anni fortificò alcuni punti della città per tutelare le opere di ingegneria idraulica che ancora oggi garantiscono il corretto funzionamento delle vie d’acqua.

 

 

Il Cannaregio in particolare, collega l’area nord della laguna al Canal Grande: da questa arteria le merci si spostavano tra Venezia, la terraferma – nell’area che oggi accoglie Mestre, e da lì a salire sino al Trentino.

 

Ma non stupisce che dal cuore del ghetto ebraico, uno dei luoghi di commercio più vivaci, posto proprio di fronte a Cà Bonfadini, le imbarcazioni passassero sotto il ponte dei Tre Archi per raggiungere velocemente anche Chioggia e il delta del Po, e da lì risalire lungo il Grande Fiume.

 

 

Una via d’acqua strategica per la famiglia Vivante che aveva basato la sua fortuna sul commercio marittimo e che nel 1797 ebbe l’opportunità di essere tra i fornitori dell’armata napoleonica.

 

Oggi il canale svolge ancora questo importante ruolo di via di connessione con la terraferma.

 

Barche cariche di merci riforniscono i locali che caratterizzano il sestiere, grazie anche alla vicinanza alla stazione ferroviaria, che rafforza ulteriormente la vocazione commerciale di quest’area che nei secoli ha rappresentato un luogo di dialogo tra nobiltà e borghesia.

 

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